Cosa fare se ci sono debiti ereditari? Prima di accettare l’eredità, analizza la situazione con un avvocato. Immediatamente se ti trovi nel possesso dei beni del defunto.
Per debiti ereditari si intendono quello lasciato dal defunto al momento della morte. Sono ad esempio tipici debiti ereditari quelli relativi a bollette non pagate. Quelli per ratei condominiali rimasti insoluti o per il mutuo contratto dal defunto. Per imposte non versate. Anche la fideiussione rilasciata in vita dal defunto si trasmette agli eredi che vi saranno perciò obbligati. Rispondono addirittura per debiti contratti dal garantito dopo la morte del fideiussore.
Cosa dice il codice civile?
Gli articoli 752 e seguenti del Codice Civile dispongono che l’erede è chiamato a rispondere di tutti i debiti ereditari. Non soltanto con i beni del patrimonio dell’estinto, ma anche con il proprio patrimonio personale. I debiti ereditari sono a carico degli eredi pro quota. Ciò significa che gli eredi saranno tenuti a pagare questi debiti ciascuno in proporzione alla propria quota ereditaria. Di conseguenza il creditore non potrà richiedere il pagamento dell’intero ad uno solo dei coeredi. Ma potrà farlo solo pro quota. Il defunto può stabilire nel testamento un criterio di ripartizione dei debiti diverso, ad esempio rendendo i coeredi responsabili in solido per i debiti ereditari. In tal caso i creditori potranno richiedere il pagamento dell’intero anche ad uno solo degli eredi. Quest’ultimo poi dovrà successivamente rivalersi sugli altri.
I debiti ereditari tributari
La disciplina è più complessa per i debiti fiscali. Anche, per le imposte e tasse non versate dal defunto la legge prevede la trasmissibilità agli eredi. Come la Cassazione ha avuto in più occasioni di chiarire che, in mancanza di norme speciali, dovrà esser applicata la regola generale della ripartizione dei debiti ereditari pro quota di cui agli artt. 752 c.c. Il principio generale della responsabilità parziaria varrà, ad esempio, per il pagamento dell’IVA e dei tributi locali (IMU e Tasi). Per il bollo auto e per il pagamento dell’imposta di registro. Per quest’ultimo caso, si veda Cass. 22426 del 2 luglio 2014.
Quando il fisco può chiedere l’intero debito tributario a qualsiasi erede
Sussistono varie leggi speciali che prevedono una responsabilità solidale degli eredi. La principale è l’art. 65 D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 in materia di imposta sui redditi delle persone (Irpef). In questo caso, l’Amministrazione Finanziaria potrà richiedere a ciascun erede di versare l’intera imposta non versata. Così potrà agire esecutivamente per l’intero nei confronti di ciascuno dei coeredi. O anche solamente nei confronti di uno solo di essi. L’erede che paga anche per altri eredi potrà successivamente ripeterla da questi pro quota. Allo stesso modo, è prevista la solidarietà tra gli eredi anche per il pagamento dell’imposta di successione (D.Lgs. 31 ottobre 1990, n. 346, art. 36).
Quali debiti amministrativi invece si estinguono?
Va comunque chiarito che la trasmissibilità agli eredi riguarda i debiti per imposte, ma non le sanzioni amministrative comminate al defunto. Difatti, le sanzioni tributarie e quelle amministrative, per principio generale, si estinguono ope legis con la morte del trasgressore. Infatti, il principio in materia è quello della non trasmissibilità agli eredi (art. 7, legge n. 689/1981 e art. 8 Dlgs 472/1997). Tra le sanzioni amministrative vi sono ovviamente anche le violazione del Codice della Strada . Di conseguenza, in caso di accertamento di sanzioni tributarie a carico del de cuius per il mancato versamento di tasse o imposte, gli eredi saranno pertanto responsabili unicamente del pagamento della somma capitale accertata e dei relativi interessi.
Quando si diventa responsabili dei debiti ereditari?
La responsabilità del chiamato all’eredità si ha solo al momento dell’accettazione dell’eredità. L’accettazione può essere espressa. Quando la volontà di essere erede viene manifestata in modo diretto in un atto formale (dichiarazione ricevuta dal Notaio o dal cancelliere del Tribunale). Ma può anche essere tacita. Quando la persona chiamata all’eredità compie un atto che implica necessariamente la volontà di accettare l’eredità.
La rinuncia all’eredità
Un modo sicuro per non ereditare i debiti del defunto, sia essi civili o tributari, è quello di rinunciare all’eredità. Tale scelta può essere compiuta entro 10 anni dall’apertura della successione. Tuttavia se l’erede era nel possesso anche di uno solo dei beni del defunto, il termine è molto breve. Necessariamente entro 3 mesi dall’apertura della successione, deve rinunciare all’eredità. Oppure, nello stesso termine deve effettuare l’inventario che gli servirà per l’accettazione con beneficio d’inventario. Allora, nei 40 giorni successivi, scegliere se accettare o meno l’eredità. Il mancato rispetto di tali termini comporta l’accettazione pura e semplice dell’eredità.
L’accettazione con beneficio d’inventario
In alternativa alla rinuncia all’eredità, il chiamato – che non abbia chiaro il quadro dei debiti e del patrimonio del defunto – potrebbe optare per l’accettazione con beneficio di inventario, con l’effetto di tenere separato il proprio patrimonio da quello ereditato dal defunto (si veda).
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